Marcello Cutino è stato intervistato all’interno della rubrica Le interviste al Direttivo ADI VTAA della Delegazione territoriale Veneto e Trentino-Alto Adige dell’ADI – Associazione per il Disegno Industriale di cui è neopresidente.

Un’occasione per conoscere da vicino le storie delle personalità che ruotano attorno al sistema del design italiano e vivono all’interno dell’Associazione.

Il Presidente Marcello Cutino, product designer visionario appassionato da oltre quarant’anni di design di prodotto, ha illustrato il nuovo programma presentato dal neo Direttivo.

Qual è la tua professione?

Sono il titolare di BCF Design, uno studio nato nel 1980 da un’idea di tre ex studenti veronesi della Scuola Politecnica di design di Milano. Il nome è l’acronimo delle iniziali dei cognomi dei fondatori: Susanna Brugnoli, Marcello Cutino e Maria Grazia Fiocco.
Nel 2008 ho assunto la proprietà della società mantenendo lo spirito di ricerca originario: essere uno studio multisettoriale, affrontando temi di progettazione nei più diversi settori merceologici – dai prodotti per la casa a quelli più tecnici – e multidisciplinare, coordinando le discipline progettuali – la comunicazione, le soluzioni espositive e le tematiche del brand – per accrescere il processo identitario verso il prodotto e renderlo così più forte nella competizione di mercato.

Qual è la tua visione del design?

Ho sentito la necessità di trovare una sintesi alla visione complessa del design come approccio culturale alla multidisciplinarietà e multisettorialità. Tale sintesi l’ho scoperta nell’uomo. L’approccio di BCF Design, infatti, risiede nell’Human Attitude Italian Style: la creatività dell’uomo è l’elemento che lo distingue dagli altri esseri viventi sulla terra.
Nel nostro studio abbiamo delineato quattro anime che risiedono nell’uomo: l’esperienza, maturata nel corso di quarant’anni di attività, la memoria, ovvero l’espressione degli oggetti che non sentono lo scorrere del tempo, l’emozione, che risiede nell’approccio progettuale di un oggetto diventando inusuale e sorprendente e la relazione, il punto di partenza per la definizione di un prodotto che deve essere in grado di dialogare con il suo pubblico.
L’Italian style, invece, è un riconoscimento verso lo stile italiano, la storia e l’eleganza che l’hanno reso patrimonio mondiale.

Quando hai conosciuto l’ADI?

Alla fine degli anni ’70, quand’ero ancora uno studente alla Scuola Politecnica di design di Milano, conoscevo già l’ADI e appena ho iniziato l’attività professionale ne sono diventato socio.
L’associazione esisteva quasi da 30 anni quando mi sono iscritto e mi ha permesso di conoscere i grandi designer di allora, importanti professionisti per il dibattito culturale italiano, come Achille Castiglioni, Rodolfo Bonetto e Giorgetto Giugiaro. Il design italiano è il punto di riferimento mondiale per le nuove tendenze ed oggi più che mai rappresenta un’industria creativa altamente attrattiva confermata dall’aumento delle collaborazioni tra i designer italiani, o che esercitano in Italia, e i prestigiosi gruppi industriali internazionali.

Perché bisogna essere soci ADI?

Essere iscritto all’ADI vuol dire partecipare ad un grande disegno della cultura del progetto, ovvero la conoscenza dell’uomo. Appartenere ad un’associazione prestigiosa permette di essere al corrente delle tendenze, di confrontarsi con le problematiche e di partecipare all’evoluzione che è sempre in atto nella natura del progetto.
L’ADI è inoltre l’associazione più importante nell’ambito del design grazie anche alla presenza del prestigioso premio internazionale Compasso d’Oro che permette a chi vi partecipa di acquisire un elemento qualificante per la propria attività e il curriculum professionale.

Che cosa dobbiamo aspettarci dall’ADI VTAA in futuro?

Il nuovo programma presentato dal direttivo dell’ADI VTAA si basa su tre parole chiave: rilanciarsi, riconnettersi e rifondarsi. Rifondare e riconoscere quello che siamo ci permette di rilanciarci e riconnetterci.
Il nostro dovere è aumentare sensibilmente la conoscenza dell’ADI attraverso la divulgazione dell’archivio del Compasso d’Oro, coinvolgendo le aziende nei processi dell’ADI Design index e del premio Compasso d’Oro e soprattutto tramite la testimonianza. L’ADI VTAA raccoglie più di cento soci ed è importante far conoscere la storia delle imprese, dei professionisti e delle istituzioni che ne fanno parte per arricchire il nostro bagaglio di conoscenze.
L’associazione è portatrice di importanti esperienze culturali e può diventare uno strumento strategico di supporto per le imprese per definire i valori immateriali dei prodotti e per i professionisti per arricchirsi di esperienze.

Qual è il ruolo della parte istituzione dell’ADI VTAA?

La parte istituzionale del direttivo è quella che rappresenta i valori dell’ADI: la cultura del progetto, che riconosciamo attraverso l’ADI Design Index e il premio Compasso d’Oro, e l’essere un’associazione di filiera che raggruppa professionisti, imprese e istituzioni legate dall’interesse verso il design.
Il compito dell’area istituzionale è di rendere chiari i valori, rinnovandoli in una lettura critica adeguata al periodo in cui viviamo e presentandoli agli attuali e futuri soci.

 
Il design è vicino alla visione futura dell’uomo?

Oggi dobbiamo confrontarci con nuove sfide: l’uomo è alla ricerca di una compatibilità tra il suo stile di vita e la natura che diventa sempre più fragile.
Io penso che il design sia uno strumento formidabile per incidere sui comportamenti virtuosi. È fondamentale rendere belle delle soluzioni in grado di avvicinare il prodotto alla natura e renderlo coerente alle nuove sfide ambientali. L’ADI può formare le aziende e tutti gli attori che operano nel design ad essere più responsabili e a creare nuove visioni per il futuro.

Marcello Cutino
Presidente ADI VTAA
Alice Debianchi
Assistente alla comunicazione ADI VTAA

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